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La fotografia: Giappone e Cina in posa

UNDERWOOD & UNDERWOOD PUBLISHERS NEW YORK I BOSCHI DEL PRIMO TEMPIO DI DIO, LA STRADA DEI NOBILI CEDRI GIAPPONESI A NIKKO, Nikko, 1904
Per poter meglio comprendere le immagini esposte nelle mostra fotografica Sguardo Oltre Levante è necessaria una breve introduzione sullo sviluppo della fotografia in Giappone.

La bibliografia sul tema appare relativamente sobria, anche se sul web è possibile trovare innumerevoli articoli o brevi saggi, scritti soprattutto in occasione di mostre, che propongono analisi solitamente troppo specifiche riguardo particolari collezioni.
La difficoltà maggiore che si incontra nell’analizzare la fotografia giapponese della seconda metà dell’Ottocento è proprio la mancanza, e molto spesso l’effettiva impossibilità, a poter stilare una storia della fotografia compiuta, almeno per quanto riguarda lo sviluppo iniziale di questa arte nel paese. .
Le fotografie dell’Estremo Oriente, presenti nelle collezioni della Fototeca, vennero realizzate con scopi commerciali per offrire al nascente turismo occidentale, e in parte anche locale, dei prodotti diffusi sul mercato come souvenir.

Solitamente questi oggetti venivano raccolti e commercializzati  sotto forma di album fotografici. I fotografi giapponesi, a differenza di quelli occidentali, non siglavano quasi mai con il proprio nome o con didascalie le singole  immagini, ma l’album nel suo insieme. La maggior parte di questi album fotografici venne poi, nel tempo, smembrata per riproporre sul  mercato le singole immagini come oggetti antichi da collezionare. Le fotografie che abbiamo analizzato, pervenute all’Ente in forma sciolta,  appaiono anche per questo  motivo, per la maggior parte, anonime.
Questo aspetto rende difficile, se non impossibile, un’analisi filologica che permetta di definire una corretta attribuzione delle immagini ai singoli autori. Al contrario, si è scelta un’altra via: quella dell’analisi tematica, che abbiamo ritenuto essere più adatta all’interpretazione di queste particolari fotografie nate, come detto, per offrire al turista, solitamente straniero, un’immagine del paese.

Testo a cura di Elisa Vecchione

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