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Wilhelm (Guglielmo) Weintraub [1838-1890 circa]

Guglielmo Weintraub, nasce a Vienna da Elia Weintraub nel 1838.  E’ un fotografo girovago e irrequieto, membro della Società fotografica di Vienna e di Berlino, oltre a Trieste, lavora in città e atelier diversi: a Vienna, in Döbling, 234 (1862 ca./ 1865 ca.); in Landstrasse, Hauptstrasse, 29 (1865 ca.); a Milano, a borgo Porta Venezia, 30 dove si specializza nei processi fotomeccanici di riproduzione (post 1862.02.28/ ante 1866) e poi tra il 1885 e il 1890 circa in vicolo Rasini 3; a Salerno, in via Arco di Piazza, 94 (1860 ca./ 1875), largo Corte Vecchia, palazzo Sica (1875/ 1879), in salita S. Matteo (1879 ca./ 1881 ca.); a Napoli, in strada Nardones, 8 presso l’Hôtel Montpellier (1872/ 1875); a Messina, in strada Garibaldi, 111, palazzo Pizzimenti, apre lo studio Weintraub e Damianos che avrà una filiale anche a Reggio Calabria, in strada Marina, 5. Sarà fotografo ambulante a Venezia negli anni Ottanta.

Diverse sono le località in cui i giornali sostengono abbia lavorato o abbia manifestato l’intenzione di lavorare ma di cui non si ha conferma: Costantinopoli, Lecce, Fiume e Ancona. Come riportano i periodici coevi progetta di mandare le sue macchine nientemeno che a girare il globo, per sorprendere le bellezze de’ più lontani paesi. Un apposito incaricato, esperto fotografo, prenderà parte per suo conto alla grandiosa gita di piacere attorno il mondo, ideata per prossimo marzo, e formerà una collezione di vedute, che dal pubblico saranno certamente aggradite con quell’interesse che può destare cosa rara.

La necessità di gestire più studi lo porta ad assumere nuovi collaboratori che ricerca anche attraverso le inserzioni sui giornali locali. Sui quotidiani divulga persino le notizie di licenziamento come nel caso del lavorante Cornelius Grunewald.

Tuttavia Cornelius Grunewald replicherà informando il pubblico che non fu mai al servizio del fotografo Weintraub né come lavorante, né per ritoccare le sue fotografie, ma che nella mia qualità di artista indipendente feci talvolta qualche lavoro per lui, parte verso pagamento e parte per amicizia. L’avviso pubblicato dal Weintraub nel Diavoletto di giovedì non è dunque che un atto di bassa vendetta per avergli io negato di terminare gli ultimi suoi grandi ritratti ad olio, fino a tanto ch’egli non mi avrà pagato altri lavori anteriormente eseguiti per lui, e perché non voglio più che il mio nome vada aggiunto più a lungo col ciarlatanismo. Oltre ad un atto di vendetta, pare che quell’avviso dovea servire al Weintraub di nuovo richiamo. D’altronde l’onorevole  pubblico si sarà fatto da molto tempo un giudizio intorno all’i.r. escl. Privilegiato sig. Weintraub ed intorno ai suoi quadri. C. Grunewald Ritrattista al Corso, n. 43.
Dall’aprile 1862 è nominato “I. R. esclusivamente privilegiato fotografo”: il 3 luglio 1862 gli viene accordato un privilegio esclusivo per l’invenzione d’un apparato fotografico mediante il quale dai vetri fotografici negativi, buoni o guasti, possono riprodursi le più belle copie positive in carta

Diversi sono i privilegi che pubblicizza sul verso delle carte de visite: per l’invenzione di una macchina fotografica, per l’invenzione della fotoscultura (acquisito il 16 febbraio 1864) e per un’invenzione stereoscopica. Premiato all’Esposizione di Londra del 1862 e a quella di Berlino del 1866.Originale e fantasioso, nel 1863 un articolo informa come Weintraub metta a proprio agio la clientela a suon di musica, visto che il più delle volte coloro che si fanno ritrarre si tengono lì duri duri, co’ muscoli del volto per così dire irrigiditi. 

Nei primi anni 60 si trasferisce a Trieste e, dopo un breve periodo in cui lavora in via della Legna 859 appoggiandosi allo studio di Goldstein e Lindehmer, nel 1862, inizia a lavorare in proprio in via Aquedotto n. 1980, al terzo e quarto piano. Qui fotografa e propone corsi pratici di fotografia della durata di tre mesi, organizzati in 3 classi. La prima classe si occupa di ragionamenti intorno la fisica concernente la fotografia, la seconda classe di chimica fotografica e la terza di operazione pratica di fotografia, sia per eseguire ritratti che per vedute, copie di disegni, vedute stereoscopiche e microscopiche. Sul verso delle carte de visite esibisce il titolo socio effettivo della società fotografica della sala verde dell’I.R. Accademia delle scienze nell’I.r. Università di Vienna. Lascia l’atelier nel 1865 al fotografo Swatosch. Nel 1864 apre un nuovo stabilimento fotografico in Corso n. 669 che dirige direttamente pur mantenendo anche l’atelier dell’Aquedotto n. 1980. L’attività del Corso sarà poi ceduta, nel 1867, a Lindehmer per poter aprire un nuovo studio a Palazzo Panfili in via Squero Nuovo 990. Ritorna a Trieste nel 1882 come direttore dello stabilimento fotografico Daguerre fino al primo dicembre, e apre, nel 1883, un nuovo atelier in via del Ponte Rosso 4, accanto all’Hotel Nazionale che ha breve vita.

A Salerno arriva nei primi anni 60 e svolge la professione di chimico e fotografo in Largo Piazza 94, dove firma le sue carte de visite col titolo di professore di fotografia. Qui, nel 1868 pubblica il Giornale di Fotografia con l’intento di introdurre in Italia i progressi tedeschi e francesi nel campo della fotografia. Ma la pubblicazione avrà breve vita.

Il 9 gennaio 1879, mentre è residente a Salerno, brevetta la fotografia alla bizantina.

Il 25 aprile 1879 scatta una serie di 8 fotografie del naufragio, avvenuto all’imbocco del porto di Salerno, della nave inglese Silistria. Sempre a Salerno, riceve la medaglia di argento di 1 classe nell’Esposizione Salernitana del 1870 con un panorama della città che chiede venga acquistato dal Consiglio Provinciale. Partecipa all’Esposizione Industriale di Milano del 1881. Sostiene di avere ricevuto in dono dal re Umberto I una spilla di brillanti, fregiata colla iniziale e accompagnata da una lettera molto lusinghiera.

Il 25 giugno 1884, il fotografo, in un accesso di rabbia, accoltella la moglie, la triestina Luisa Bulsich, e, disperato, si getta dal IV piano. Nonostante le ferite, si salva.

Nell’ottobre 1884, la Camera di Consiglio del Tribunale di Venezia dichiara che il fotografo ha compiuto il delitto in preda a morboso furore e pertanto lo assolve.

Rimesso in libertà, l’8 novembre 1885, a Milano brevetta un sistema rapido d’incisioni fotoelettriche, di fotografie assunte sul vero, come pure di copia di quadri e disegni di ogni specie per essere stampati colle macchine tipografiche.

Ancora nel 1890 opera nello Stabilimento Weintraub e C.

In Fototeca sono presenti circa 70 positivi del fotografo, in prevalenza carte de visite che attestano l’ininterrottà mobilità del fotografo anche a Trieste.

Guglielmo Weintraub, Elsa Tagliapietra Cambon, 1862-1863, dono Popovich, F178943

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