In ogni tempo e in ogni luogo sono esistiti i venditori ambulanti che per le strade propongono la merce ai clienti talvolta gridando o addirittura cantando.
Tra le carte de visite di fine Ottocento, conservate nel fondo Piacere, compare il venditore di pane portoghese che armato di bilancia, propone la sua merce fragrante e profumata. Il piccolo ritratto colorato a mano è stato realizzato da Francisco Rocchini (1822-1895), fotografo di origini calabresi ma lusitano d’adozione.
Viene proposta a confronto la fotografia stereoscopica del panettiere francese con la baguette sotto il braccio. Il positivo è prodotto dall’editore parigino B.K. attivo a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento.
Proviene dal Giappone la cartolina dei primi del Novecento, forse realizzata da Kazumasa Ogawa.
L’immagine illustra un anma, un massaggiatore cieco (la pratica del massaggio era appannaggio esclusivo dei non vedenti) che sta portando alla bocca il fischietto, usuale strumento utilizzato per richiamare l’attenzione dei clienti, ovvero i due viandanti alle spalle.
È conservata nel fondo USIS la fotografia del Bureau of Public Information che ritrae gli artigiani che propongono lungo le strade i giocattoli di terracotta risalente agli anni Quaranta.
E i venditori ambulanti triestini? Spesso sono donne: venderigole, mlekarice, venditrici di cartoline o bevande che affrontano la bora, la pioggia o il caldo afoso estivo.
Non mancano le figure maschili come il venditore di mussoli immortalato sul Ponte Verde dallo studio Sebastianutti & Benque nel 1898. La fotografia è donata dall’ispettore delle guardie di pubblica sicurezza, Giovanni Prodan, che, desiderando tramandare la propria immagine, ci consente anche di conservare la memoria visiva del giovane ambulante, del ponte Verde, del tram a cavalli.
Risale ai primi del Novecento la foto con le due mlekarice che, dopo essere scese in città dall’altopiano per vendere il latte, se ne tornano a casa con le scarpe in mano per non rovinarle. La loro giornata non è finita: prima di dormire, le attende il rito della mungitura delle mucche.
Negli anni Trenta, Renato Timeus immortala il venditore di grano per i colombi in Piazza Unità.
Ma è soprattutto Adriano de Rota che documenta la presenza delle ambulanti a Trieste. Negli anni Cinquanta scatta alcune foto delle venderigole del mercato di Ponterosso, frequentato dalle signore eleganti e dalle popolane.
Nel giorno di Pasqua del 1959 il fotografo triestino ritrae la venditrice di cartoline mentre qualche anno dopo fotografa la bancarella delle aranciate di via Pondares che porta refrigerio ai passanti durante la calura agostana. Le venditrici esibiscono sulle ante del carretto l’immagine del castello di San Giusto.