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Scheda 1 – Oriental Hotel di Kobe – Suonatrice di shamisen

Oriental Hotel di Kobe – Suonatrice di shamisen – Daibutsu (Grande Buddha) di Hyogo

Viaggiata dal Giappone all’Austria-Ungheria (Trieste) il 10 maggio 1899? Collotipia dipinta a mano, dorso unito, 14,1x9,2 cm Editore: Posta Giapponese Fotografia: Adolfo Farsari (Daibutsu) CMSA Fototeca, inv. F190993
Viaggiata dal Giappone all’Austria-Ungheria (Trieste) il 10 maggio 1899?

Viaggiata dal Giappone all’Austria-Ungheria (Trieste) il 10 maggio 1899?
Collotipia dipinta a mano, dorso unito, 14,1×9,2 cm
Editore: Posta Giapponese
Fotografia: Adolfo Farsari (Daibutsu)
CMSA Fototeca, inv. F190993

La cartolina presenta sul recto tre vignette di diversa misura e forma con immagini impastate e uno spazio bianco sufficientemente grande per scrivervi il messaggio.
La prima immagine raffigura il vecchio Oriental Hotel di Kobe, con una lunga fila di jinrikisha (risciò) parcheggiati fuori. L’albergo era stato fondato nel 1887 dal francese Louis Begeux, al numero 80 tra le vie Kyomachi e Nakamachi, nel quartiere straniero dove già l’anno prima lo stesso Begeux aveva aperto il Restaurant Française, riscuotendo grande successo. L’Oriental Hotel era famoso infatti non solo per essere uno dei migliori alberghi del Giappone, ma soprattutto per la sua cucina, suscitando  entusiastiche descrizioni da parte dei clienti come Rudyard Kipling che ne scrisse in un articolo del 16 agosto 1889 sul giornale “The Pioneer” di Allahbad (India), riportato in From Sea to Sea and Other Sketches: Letters of Travel, v. I, cap. XII, p. 331. Nel 1897 l’albergo fu venduto ad una società, la Oriental Hotel Ltd., e il figlio di Begeux ne divenne il direttore. Nel 1907 l’albergo si trasferì in un nuovo edificio sul Bund, il lungomare; durante la Seconda guerra mondiale andò a fuoco ma venne ricostruito; infine nel disastroso terremoto del 1995 venne così danneggiato che si rese necessaria la sua demolizione. L’edificio che appare sulla sinistra dell’hotel era il Club Concordia, un circolo tedesco distrutto da un incendio nel marzo 1896. Quindi la fotografia da cui discende l’immagine stampata sulla cartolina è stata ripresa tra il 1887, anno di fondazione dell’albergo, e il 1896. Nel database dell’Università di Nagasaki è consultabile una cartolina molto simile a questa (http://oldphoto.lb.nagasaki-u.ac.jp/unive/target.php?id=5908).
La seconda vignetta mostra una torioi onna: nel periodo Edo, durante le festività di Capodanno,  c’era un’usanza chiamata Kadozuke-gei, in cui delle suonatrici ambulanti di shamisen, chiamate appunto torioi onna, e che indossavano dei caratteristici cappelli, gli amigasa, andavano di porta in porta suonando, cantando ed esprimendo buoni augurii in cambio di piccole offerte. L’immagine, eseguita in studio, sembra aver preso a modello la fotografia colorata a mano Street Singer, del 1885 circa, attribuita ora al fotografo vicentino Adolfo Farsari (1841-1898), ora ad un autore sconosciuto (http://oldphoto.lb.nagasaki-u.ac.jp/unive/target.php?id=4691).
L’ultima immagine è quella del Daibutsu (Grande Buddha) del tempio Nofukuji di Hyogo.
Hyogo era una cittadina portuale che venne incorporata nel 1889 nella città di Kobe (oggi il quartiere di Hyogo si trova nella parte occidentale della città). Nofukuji è un famoso tempio della setta buddhista Tendai. Durante il Periodo Meiji sorse un movimento per ripristinare il Buddhismo e rintuzzare il Cristianesimo, che dal 1880 aveva visto aumentare la propria popolarità. La costruzione del Grande Buddha di bronzo iniziò nell’ottobre 1889, al culmine di questo movimento, e terminò il 15 marzo 1891; alto 11,5 metri e pesante 11 tonnellate, era una delle tre statue di Daibutsu del Giappone, insieme con quelle del tempio Todaiji a Nara e del tempio Kotokuin a Kamakura. Nel maggio 1944, durante la Seconda guerra mondiale, in base alla Legge sulla raccolta del metallo, la statua venne rimossa e il bronzo consegnato al Governo, lasciando intatto solo il piedistallo. Solo nel maggio 1991, mezzo secolo dopo, vi venne innalzata un’altra statua, ancora più grande dell’originale.
L’immagine è la riproduzione di una fotografia all’albumina attribuita ad Adolfo Farsari, di data sconosciuta, consultabile sul database dell’Università di Nagasaki (http://oldphoto.lb.nagasaki-u.ac.jp/unive/target.php?id=1034). Tuttavia l’autore della fotografia, eseguita evidentemente dopo il 15 marzo 1891, non può essere stato Farsari che nell’aprile del 1890 aveva lasciato definitivamente il Giappone; probabilmente è da ascriversi al suo atelier, A. Farsari & Co. Photographic Studio, che continuerà a portarne il nome anche dopo i diversi cambi di proprietà fino alla chiusura definitiva avvenuta probabilmente a causa del grande terremoto Kanto del 1923.

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