Mercoledì 12 febbraio, alle ore 17.30, Sala Bobi Bazlen, palazzo Gopcevich via Rossini 3
Il terzo incontro della serie LA FOTOGRAFIA: GIAPPONE E CINA IN POSA
a cura di Elisa Vecchione, sarà suddiviso in due parti distinte. Nella prima verrà esposto lo studio monografico realizzato sul fotografo Wilhelm J. Burger (1844-1920). Nelle collezioni della fototeca, infatti, è emerso un nucleo di fotografie, formato carte de visite, pervenute all’istituto da diverse donazioni, tutte riconducibile allo studio del fotografo austriaco.
Attraverso le poche notizie a disposizione, per la maggior parte ricavate dai viaggi compiuti, dai lavori svolti e dai premi vinti, è stato possibile ricostruire, in parte, la vita e l’attività lavorativa di questo professionista che si è rivelato essere un’importante esponente della fotografia di viaggio della seconda metà dell’Ottocento.
Il percorso compiuto quasi a ritroso, attraverso i pochi e frammentari elementi a disposizione, ha permesso di delineare un quadro che rivela la figura di un uomo che dedicò tutta la vita alla sua professione, soprattutto alla fotografia etnografica e di viaggio, contribuendo così, con la sua opera, ad offrire una visione del mondo, seppur parziale, ai contemporanei e ai posteri.
Verrà approfondito, attraverso questa esposizione biografica, il discorso sulla Scuola di Yokohama, la Yokohama Shashin, e sui più importanti esponenti della fotografia delle origini in Giappone, quali Shimooka Renjō (1823-1914), e Ueno Hikoma (1838-1904), con la quale il fotografo ebbe contatti.
La seconda parte di questo incontro sarà dedicata alla fotografia in Cina nella seconda metà dell’Ottocento. Seppur poche le immagini a disposizione, una breve introduzione sulle condizioni politico-sociali del paese, permetterà di analizzare questi materiali, sia da un punto di vista stilistico che compositivo, per riuscire a cogliere le motivazioni che hanno guidato i fotografi dell’epoca, sia stranieri che locali, a compiere determinate scelte narrative. Di rilievo, il ruolo della fotografia, nella trasmissione di un immagine a volte negativa, tesa a legittimare la politica coloniale che l’Europa stava in quegli anni attuando nel paese.