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Graziano Perotti [1954-]

Graziano Perotti, nato nel 1954 a Pavia, dove tuttora risiede, si è dedicato alla fotografia in maniera professionale da molti anni. In veste di fotoreporter ha pubblicato oltre 200 reportage di viaggio, cultura e sociali sui più importanti magazine, ottenendo 25 copertine. Attualmente è un fotografo freelance che ha viaggiato in vari paesi del mondo come reporter. E’ uno dei fotografi inviati dal magazine Travel Globe su cui ha avuto ben 11 copertine. Da alcuni anni si è dedicato all’attività didattica, organizzando workshop all’estero.

Su di lui hanno scritto numerosi critici e ha pubblicato lavori su riviste specializzate di fotografia e sui maggior quotidiani italiani. Ha partecipato a moltissime mostre personali e collettive anche a livello internazionale. Recentemente Pio Tarantini, nel suo libro Fotografia. Elementi fondamentali di linguaggio, storia, stile, lo ha inserito tra i più significativi fotografi contemporanei. Ha vinto importanti premi in Italia e all’estero tra cui il recente Primo Premio agli International Photography Awards (2019). E’ uno dei fotografi italiani selezionati dal FIOF (Fondo Internazionale per la Fotografia), come ambasciatore della fotografia italiana in Russia e Cina. Le sue fotografie sono conservate in importanti musei, fondazioni e collezioni private. Ha pubblicato vari libri tra cui: Dammi la mano, The Beauty of Gees, Venice in Love, Intrecci e terra di risaie, commissionato dalla Città di Vigevano, con il Patrocinio di Milano Expo 2015 Nutrire il pianeta.

L’ultima pubblicazione dell’autore disponibile in biblioteca è:

Trieste
UTOPIA MELARA
 
Un volume raffinatissimo, dall’elegante legatura giapponese, custodisce le immagini selezionate all’interno di un workshop collettivo di carattere sociale, curato dal fotografo Graziano Perotti nell’ambito del Festival Triestephotodays 2021.
Le fotografie descrivono il complesso residenziale Rozzol Melara, realizzato da Carlo e Luciano Celli e Dario Tognon tra il 1969 e il 1982, attraverso testimonianze autoriali del XXI secolo.
L’aggregato di cellule di calcestruzzo nelle intenzioni dei progettisti, doveva contribuire allo sviluppo delle relazioni sociali: un’utopia … da fotografare, raccontare e tramandare.
Graziano Perotti è maestro di fotografia ma anche di relazioni. Conduce il gruppo con maestria: non insegna solo la messa a fuoco o la composizione fatta di linee e diagonali, che qui abbondano, o l’utilizzo della luce. Educa al rispetto, insegna l’ascolto, esplora con pazienza e, annullando la distanza tra il fotografo e la fotografia, apre le porte, cerca il dialogo, trasforma le storie individuali in racconti collettivi.
L’esito, tutto in bianco e nero, frutto di mani diverse, offre una coerenza nello sguardo, un gioco di di scene, di gesti, di composizioni che contribuiscono a svelare l’identità di Melara.

A Trieste, Graziano Perotti ha narrato il fascino di Porto Vecchio nella mostra Vedute e visioni di Porto Vecchio negli scatti della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste e dintorni realizzata in Sala Selva, a Palazzo Gopcevich,  dal 25 ottobre 2019 al  6 febbraio 2020. Qui l’autore rivela un sapiente uso della luce e della composizione del colore, contrapponendo il pervasivo grigiore del porto al colore di ciò che è vita pulsante a dispetto, così l’edera abbarbicata sui muri degli edifici dismessi, la vecchia automobilina giocattolo, inedita protagonista all’interno di un magazzino, il cartello stradale che si erge verso il blu del cielo. Apparizioni oniriche e latamente ironiche, al tempo stesso.

Gli spazi descritti come quinte sceniche, sono arricchite di significati poetici e simbolici, in virtù della proposizione dell’altrove: separazione dalle antiche radici, ma ancora anche dalle nuove.

Siffatto invito a perlustrare forme di vita prive oramai di pregnanza è presente nello scatto che immortala i documenti dimenticati sul pavimento, a cui solo l’apparecchio fotografico consente di restituire evidenza e luce. L’esplorazione del porto svela improvviso anche un inedito volto antropomorfizzato: in uno dei tanti magazzini, un giovane, che si cela, è ritratto raccolto in sé stesso, primo piano di una scena caratterizzata dallo sgretolamento della vita e dei suoi segni. Lo sguardo è costretto a travalicare il confine del colpevole degrado.

Graziano Perotti, Porto Vecchio, 2018

Nel 2021 Graziano Perotti ha realizzato la mostra Sri Lanka Stories.
L’esposizione ha proposto per la prima volta al pubblico le fotografie inedite di due reportage mirati, realizzati di recente. Suddivisa in due sezioni, intitolate “Tè in Oriente” e “Le feste religiose”, la mostra ha descritto uno spaccato del paese in due delle sue realtà più vere. La prima di esse concerne “Il treno del tè“, un convoglio che trasporta i lavoratori e le loro famiglie nella zona delle piantagioni di tè in alta montagna. Gli scatti offrono al contempo panorami incantevoli e sguardi sulla realtà sociale di una produzione che è tra le più importanti fonti di guadagno dello Sri Lanka e che dà impiego a oltre un milione di persone, di cui la maggior parte donne. La seconda si concentra sulla religione, tanto sentita in una nazione dove convivono pacificamente tutte le religioni, e vi sono raffigurate anche sequenze della festa del dente del Buddha, la più importante e partecipata dell’isola.

Perotti è un attento osservatore del mondo orientale e i suoi scatti, proposti nella suggestiva cornice del Civico Museo d’Arte Orientale, forniscono inediti punti di osservazione e lettura su un paese – lo Sri Lanka – scarsamente testimoniato nelle collezioni del Museo. In collegamento con la rassegna, verrà proposta una selezione di pregiati servizi da tè in porcellana provenienti dalle raccolte del Museo, mai esposti al pubblico in precedenza e un nucleo di fotografie storiche orientali legate al tè selezionate all’interno dei ricchi fondi della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte.

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