Ezio de Rota (Pola 1879-Trieste 1952) sposa Antonia Gottardo nel 1908 (Trieste 1887-1939), da cui ha quattro figli: Claudia, morta dopo pochi mesi, Anna, Adriano (seduto sul ginocchio del padre), Livia e Maria che morirà a 4 anni.
Una serie di attestati certificano che Ezio de Rota apprende il mestiere del fotografo presso lo studio di Giovanni Bonivento, in piazza Ninfea 3, a Pola, dal 1892 al 1894. Dal 1895 al 1896 continua l’apprendistato presso Enrico Zamboni, proseguendolo, dal 1897 al 1898, presso lo studio di Erminio e Luigi Mioni a Pola. Viste le ottime qualità del giovane, i Mioni lo utilizzano con il ruolo di primo operatore e ritoccatore presso lo studio Mioni di Lussinpiccolo, dall’aprile del 1900 sino al maggio 1903, impiegandolo anche presso altre sedi visto che fotografa con piena soddisfazione artistica e scrupolosa onestà.
Dal 1903 al 1918 opera, inizialmente con Carlo Stoisser, nell’atelier “Fotografia triestina”, già proprietà Mioni, divenuto poi studio “Ezio de Rota”, al quinto piano di via Barriera Vecchia 27. L’attività sarà ampliata anche al piano terra e primo piano. Sul retro delle fotografie Ezio specifica che lo studio è aperto tutto il giorno anche le domeniche e feste. Le negative vengono conservate per ulteriori ordinazioni. Si fotografa con qualunque tempo.
L’atelier viene ereditato da Adriano dopo la morte del padre nel 1952, ma solo nel 1957, nella Guida Generale della città di Trieste, il negozio risulta intestato a lui.
La sorella Livia, già collaboratrice del padre e di Adriano, avvia nel 1955 un negozio di fotografia in via Udine 1, insieme al figlio, fotografo, ed è presente nella Guida Generale della città di Trieste nel 1959.
Adriano de Rota nutre un grande rispetto per il padre e, anche quando Ezio non potrà più lavorare in negozio, quotidianamente continuerà a consegnargli l’incasso.
Tratto dal catalogo della mostra: Trieste in bianco e nero nelle fotografie di Adriano de Rota a cura di Claudia Colecchia e Stefano Bianchi, p. 8