Disdéri, nato a Parigi ma di origini genovesi, svolge diverse professioni: è dapprima commerciante come il padre ma anche ragioniere, attore, commesso viaggiatore, regista teatrale, disegnatore di carte tipografiche. Inizia nel 1848-49 la carriera di fotografo con i dagherrotipi a Brest, città natale della moglie Genevieve Francart (1817-1858) sposata nel 1843, a sua volta fotografa e socia nello studio di dagherrotipia. Sino alla sua partenza per Parigi nel 1852 è difficile distinguere la produzione dei due, mentre nei vent’anni successivi la donna conduce da sola lo studio producendo un nucleo notevole di foto di Brest. Disdéri si trasferisce a Parigi per sfuggire ai debiti contratti assieme a Joseph Dioss, pittore di scene e allievo di Daguerre.
Avventuriero e parvenu dalle mille risorse, André deposita, il 22 novembre 1854, il brevetto della carte de visite che lo renderà il più ricco fotografo del mondo. Realizza una macchina fotografica con quattro obiettivi (successivamente otto o dodici) che impressiona contemporaneamente altrettanti ritratti di dimensioni ridotte, 5,5 cm x 8,5 circa. Sostituisce la lastra metallica con il negativo di vetro che riduce di un quinto il costo abituale. Disdéri chiede 20 franchi per 12 fotografie mentre fino ad allora si pagavano dai 50 ai 100 franchi per un unico esemplare. È il primo formato standard dell’immagine fotografica. Il soggetto è generalmente ritratto in piedi; le foto sono incollate su un cartoncino rigido che sotto il ritratto presenta spesso il nome dell’autore, e può fornire sul retro varie informazioni aggiuntive: il suo marchio, l’indirizzo dello studio, le medaglie e i premi che ha ricevuto. Sono accessori indispensabili di una intensa competizione commerciale, necessari al riconoscimento del fotografo ma indicativi anche del suo desiderio di firmare come artista, la sua opera. La carte de visite è, a tutti gli effetti, un oggetto seriale della società di massa.
Nel 1852 il suo studio, disposto su due piani, è in boulevard des Italiens n. 8, studio che già nel 1860 viene ristrutturato con affreschi e stucchi, ha un’ottantina di dipendenti così da divenire la più grande azienda fotografica di Parigi. Apre un altro studio e una stamperia che permette di consegnare in 48 ore migliaia di ritratti. Nel 1861 inaugura un altro studio a St. Cloud, poi estende l’attività a Tolone, Madrid, Londra in Brook Streeet n. 4.
Nel 1862 pubblica L’Art de la photographie in cui dichiara i criteri estetici che si diffonderanno tra i colleghi. Nel 1866 reclamizza un archivio di 65.000 ritratti di celebrità, le famiglie reali d’Europa sono testimonial preziosi per l’azienda. Mette in vendita per corrispondenza i ritratti di celebrità, raggruppati in serie, ad 1 franco e 20 centesimi l’una, venti franchi per 12 ritratti. Si tratta di un’attività economica integrativa, ma anche la dimostrazione che il soggetto rappresentato non percepisce come sua proprietà la propria immagine e non si cura del suo uso. Nel 1871 fotografa Parigi durante i combattimenti della Comune e, dopo la tragica repressione può, forse grazie alla sua appartenenza all’establishment conservatore, ritrarre i comunardi caduti.
Inventa la fotografia su smalto e su seta, sperimenta l’uso della fotografia nell’industria delle stoffe stampate, delle porcellane, dei tessuti dipinti.
Nel dissipare la sua fortuna vende gran parte del suo archivio e nel 1877 cede la ditta con firma compresa. Si trasferisce a Monaco, poi a Nizza, dove diventa fotografo di spiaggia sulla Promenade des anglais. Nel 1889 ritorna a Parigi, muore sordo e cieco in un ospizio il 4 ottobre dello stesso anno.