Durante la Seconda Guerra mondiale, una delle agenzie governative americane più importanti è la Navy Combat Photography group, diretta da Edward Steichen (1879-1973). Il fotografo, già a capo della sezione fotografica nella Prima guerra mondiale, è destinato all’unità fotografica dell’aviazione navale durante la Seconda guerra mondiale (Naval Aviation Photography Unit, NAPU) per poi essere nominato direttore del dipartimento di fotografia del MoMA di New York nel 1947.
Edward Steichen sostiene che le fotografie possono fare la differenza: se il mondo vede la vera immagine della guerra è indotto a farla terminare più celermente. Ma le immagini non devono raccontare la guerra stessa bensì l’emozione che la guerra evoca nei cuori e nelle menti delle vittime e, quindi, degli osservatori.
Steichen sceglie personalmente i fotografi: chiede loro di immortalare l’essenza e di concentrarsi non sulle navi o gli aeroplani che diverranno obsoleti ma sugli uomini che ci saranno sempre.
Il nucleo originale dei fotografi prescelti da Steichen sono giovani. I primi sei sono: Wayne Miller , Horace Bristol , Charles Kerlee, Charles Fenno Jacobs, Victor Jorgensen, Dwight Long. Tranne quest’ultimo che gira i film, tutti sono fotografi anche se provenienti da esperienze diverse. Più tardi arriveranno Barret Gallagher, Alfonso Ianelli e Paul Dorsay.
Il gruppo guidato da Steichen realizza delle fotografie qualitativamente migliori delle altre agenzie governative e viene inviato ovunque nel globo.
Gli Steichen’s chickens si distinguono dagli altri fotografi della Navy perché preferiscono la più maneggevole Rolleiflex alle macchine Graflex o Speed Graphic mentre per le fotografie aeree impiegano la Graflex K-20.
Al gruppo di Steichen è concesso muoversi in autonomia ma, in cambio, deve consegnare le immagini all’ufficio del capo che decide quali immagini vanno stampate e con quale tecnica. Estremamente severo con i suoi chikens, soprattutto sulle tecniche di stampa, Steichen propone delle immagini che hanno grande successo non solo presso il Naval Aviation News ma anche presso le riviste Life, Look, The New York Times Magazines, Popular Photography, Vogue, Art News Annuale e U.S. Camera.
Oltre a pubblicare sulle riviste, Steichen realizza alcune importanti mostre al MoMA tra cui Road to Victory e Power in the Pacific, sino alla famosissima The Family Man dimostrando una grande capacità di raccontare la guerra attraverso i volti degli uomini lavorando le immagini, modificandone le dimensioni e il taglio per raggiungere il risultato voluto.
Durante la guerra, il MoMA realizza 29 mostre centrate sul tema della guerra. Già nel 1941, la Central Press News Service sostiene che l’ultima recluta dello zio Sam è proprio il MoMA .
Il fondo USIS conserva alcune foto della prestigiosa agenzia anche se non è semplice in grado di identificare i singoli fotografi perché i positivi riportano solo l’indicazione Official US Navy Photograph. Ma indipendentemente dalla provenienza, le foto della Navy confermano l’attenzione per l’uomo dimostrando, come sostiene Steichen, che la missione della fotografia è spiegare l’uomo all’uomo e ogni uomo a se stesso.