Guglielmo nasce a Trieste il 29.11.1824. Suoi genitori sono Antonio, nato a Pers (Udine) nel 1777 e morto a Trieste nel 1869 e Orsola Parodi, nata a Trieste nel 1798 e qui morta nel 1865. Il padre è un orologiaio e inventore molto attivo in città. A lui spetta il merito di avere sollevato le statue dell’edificio della Borsa, riparato l’orologio posto sul timpano, realizzato un impianto di intermittenza del faro della Lanterna e aver contribuito all’invenzione dell’elica di Josef Ressel.
Guglielmo segue inizialmente le orme paterne, esercitando la professione di orologiaio: lo attesta un conto, datato 31.12.1856, della Orologeria G. Sebastianutti, con sede in Piazza del Teatro 584, per la la manutenzione e fornitura di diversi orologi all’arciduca Ferdinando Massimiliano. Si sposa nel 1852 con l’artista teatrale Adelaide Cattena, nata a Milano nel 1830 e una seconda volta, nel 1867, con Amalia Brugger, già vedova Unterhuber, nata a Venezia nel 1835, e morta a Padova nel 1884.
Nel 1857, anche con il contributo della dote della prima moglie, apre un nuovo negozio, sempre di orologiaio, degno di una capitale, dirà Il Diavoletto, in Corso n. 605. Purtroppo, il negozio fallisce nel giro di pochi mesi: Guglielmo scappa ad Alessandria d’Egitto dove viene arrestato. Riportato a Trieste, sarà condannato per fallimento a sei mesi di reclusione. Proseguirà a lavorare nel bottega del padre con il socio Amiet fino allo scioglimento dell’attività, avvenuto nel 1867.
Nel 1864 Sebastianutti si avvicina alla fotografia e pubblica un’inserzione in un giornale tedesco in cui cerca un socio per aprire uno studio a Trieste. Così inizia il sodalizio professionale e umano con il tedesco Francesco Benque. Il 24 maggio 1864 i due inaugurano il nuovo studio fotografico “Francesco Benque” di via dell’Annunziata 11. Già a partire dal 1865 i due fotografi riceveranno svariati premi: una medaglia d’oro di benemerenza alla I mostra internazionale di fotografia a Berlino; nel 1867 una medaglia d’argento in occasione dell’Esposizione universale di fotografia a Parigi e un supremo ringraziamento da parte della Cancelleria di Corte di Vittorio Emanuele. Il 30 settembre 1867 lo studio assume la nuova denominazione“Benque & Sebastianutti”. Il 26 novembre 1868 l’atelier è premiato ad Amburgo con medaglia di prima classe. Nel 1869 Benque si trasferisce in Germania e il sodalizio cessa, ma la posizione economica e sociale di Sebastianutti è oramai solida. Nel giugno 1869 verrà accolta la richiesta di integrazione nelle liste elettorali tra gli elettori del IV corpo, da cui era stato escluso a causa del fallimento. Lo studio è frequentato da una clientela benestante e Sebastianutti si dimostra attento all’evoluzione della fotografia. Nel 1869 Joseph Albert di Monaco di Baviera accorda al fotografo triestino e al milanese Giulio Rossi, l’esclusiva per i 15 anni della sua invenzione, l’albertotipia. Si tratta di un procedimento fotomeccanico, introdotto nel 1869, che consente di ottenere riproduzioni difficilmente distinguibili dall’originale, al tempo steso, offrono una migliore durata e possibilità di numerose duplicazioni.
Gli affari vanno a gonfie vele: diverse sono le attestazioni di fiducia e gli encomi che Sebastianutti continua a ottenere anche grazie all’introduzione dell’albertotipia.
Quando la ballerina Emilia Laurati danza a Trieste, il teatro la riceve con un gran quadro fotografico in cui è colta in volo aereo. Nei palchetti sono presenti i ritratti della festeggiata eseguiti col sistema dell’albertipia. Il giornale L’arte del 10 aprile 1870 segnala che i suoi lavori sono cosa pregiatissima e vincono al paragone quelli dei più rinomati stabilimenti europei e per precisione e finitezza di esecuzione e di dettagli, e per qualità e durata delle tinte, e per somiglianza perfetta ed espressione delle fisionomie; talché i suoi ritratti, anziché una riproduzione meccanica potrebbero considerarsi veri oggetti d’arte. A far omaggio all’esimia sig. Laurati si fe’ pubblico il primo esperimento del novissimo metodo dell’Albertipia, inventato da Albert di Monaco, per cui le fotografie stampate riescono bellissime ed inalterabili dal tempo. Il saggio è perfettamente riuscito e noi ci congratuliamo di cuore col nostro Sebastianutti, il quale non dorme su‘ conquistati allori, ma con amore e zelo degni d’ogni maggior economia segue i progressi di quest’arte e contribuisce al suo più rapido sviluppo. In archivio sono conservati diversi ritratti della ballerina.
Nel 1871 riceve una medaglia d’argento per lavori fotografici e di albertipia stupendamente riusciti all’Esposizione triestina del 1871. Nel 1872 gli viene concessa l’autorizzazione a fotografare il Castello di Miramare. Uno degli esemplari realizzati è conservato in Fototeca e consta di 30 albertotipie bordate di rosso, con riprese interne ed esterne. Le dimensioni variano, la didascalia è in italiano, tedesco, francese e inglese.La sua esperienza nell’utilizzo di questa tecnica è tale che alcuni fotografi inglesi chiedono a lui, anziché all’inventore, di essere istruiti sull’utilizzo, ma Sebastianutti preferisce non lasciare Trieste e declina l’invito.
Nel 1873 partecipa all’Esposizione Mondiale di Vienna con alcuni ritratti in albertotipia e gli viene conferita la Croce d’oro al merito e il titolo di Imperiale e Regio fotografo di corte. Ma nel 1876 ci sono nuovi cambiamenti: Benque rientra a Trieste, va ad abitare con il suocero, avendone sposato la figliastra Isabella e con lo stesso riprende a lavorare.
Nel 1877 i due fotografi ricevono svariate commissioni dal Comune per fotografare il busto di Rossetti, il mosaico della Chiesa di San Giusto. Viene concesso allo studio di ritrarre la Proclamazione del Portofranco di Cesare Dell’Acqua, collocato in Sala Consiglio. Nel 1878 ricevono la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi per finitezza di lavoro, vivacità di chiaroscuri.
Nel 1879 lo studio assumerà la nuova denominazione “Sebastianutti & Benque”. Il nome di Sebastianutti precede quello di Benque perché la fama del fotografo triestino ha superato quella del suo maestro. Instancabile, nel 1880, Sebastianutti, affiancato dal nipote Mario Paroli, apre la nuova filiale di Milano in Piazza del Carmine 4, mentre Benque resta a Trieste. Ma purtroppo, dopo lunga e penosa malattia, Sebastianutti muore a Milano il 30 ottobre 1881. Benque cederà la filiale meneghina a Leonida Pagliano che si era associato a Ricordi e farà rientrare Mario Paroli in via Annunziata 11.
Nel 2010, presso la Sala Selva di Palazzo Gopcevich, si è tenuta la mostra “Due fiorni soltanto. Sebastianutti e Benque fotografi a Trieste” di cui è disponibile il catalogo presso i Bookshop dei Musei Civici.