Gabriele Basilico (Milano, 1944-2013), di formazione architetto, è uno dei più grandi e noti fotografi italiani. Concentra da subito il suo interesse su temi che attraverseranno la sua parabola professionale: la città e le sue periferie e il paesaggio urbano e i luoghi industriali. Già nel 1983, anno della sua prima mostra Milano, ritratti di fabbriche, si coglie una cifra stilistica matura che rimanda alla pittura di Giorgio De Chirico e Mario Sironi, e alla ricerca fotografica di Walker Evans, Eugene Atget e dei promotori della scuola di Dusseldorf, Bernd e Hilla Becher. Instancabile viaggiatore, Basilico porta avanti la sua indagine su persone e territori in Italia e all’estero, ad Amburgo, Barcellona, Bari, Beirut, Berlino, Bilbao, Francoforte, Genova, Graz, Istanbul, Lisbona, Liverpool, Losanna, Madrid, Montecarlo, Mosca, Napoli, Nizza, Palermo, Parigi, Roma, Rio de Janeiro, Rotterdam, San Francisco, San Sebastian, Shanghai, Torino, Trieste, Valencia, Zurigo. L’architetto Basilico, aprendo con alcuni amici un piccolo studio in via Brera 17, a Milano, ben presto sceglie la fotografia per posizionare lo sguardo, come dirà lui stesso, e raccontare l’intorno. Ha pubblicato oltre sessanta libri fotografici personali e ricevuto numerosi premi internazionali. Le sue opere fotografiche sono conservate nei principali musei e istituzioni pubbliche e private.
Le foto di Gabriele Basilico descrivono il paesaggio triestino, all’interno della rassegna Trouver Trieste, seppur privo di elementi umani, pregno di umanità perché nelle architetture il fotografo ritrova nascosti occhi, nasi, orecchie, labbra, volti che aspettano la parola. Come avvenuto in altri progetti, basti pensare al catalogo Milano. Ritratti di fabbriche, Basilico antropomorfizza le facciate e i corpi degli edifici.
Nel 1985, il Comune di Trieste organizza con l’Istituto di Cultura a Parigi un complesso di manifestazioni dal titolo Trouver Trieste con lo scopo di presentare al mondo francese le diverse espressioni della cultura triestina: letteratura, cinema, arti figurative, architettura, scienza, fotografia, teatro, industria e design navale.
L’esposizione Visages, Paysages hier et aujourd’hui realizzata presso la Tour Eiffel dal 18 febbraio al 24 marzo 1986, propone, oltre alla fotografia storica, l’esito della ricerca fotografica commissionata dal Comune di Trieste a Gabriele Basilico e ad altri autorevoli esponenti della fotografia italiana tra cui Gianni Berengo Gardin, Mario Cresci, Franco Fontana, Luigi Ghirri, Mimmo Jodice, Roberto Salbitani, Guido, Guidi, Fulvio Roiter.
Sono anni in cui, l’autore, costantemente all’inseguimento dei confini, ama immortalare i porti, limes per eccellenza. Un viaggio fotografico realizzato in undici porti tra nord e sud d’Europa sarà pubblicato nel libro Porti di mare, nel 1990.
Di Trieste, collocata sul lembo estremo nordorientale della penisola, Basilico restituisce il confine marittimo identificato in Porto Vecchio.
Il maestro della fotografia italiana si immerge nella città, la fa sua, narrando le solitudini del porto abbandonato, luogo di strana bellezza, frammento di storia.
Ecco che il limes tergestino, oggi prossimo a nuove riutilizzazioni, è raccontato attraverso i suoi scatti in bianco e nero, dai contrasti netti, in grado di restituire dignità al degrado e all’abbandono. Citando, Ascolto il tuo cuore, città, libro di Alberto Savinio tanto caro all’autore, Basilico restituisce un Porto Vecchio che anziché mulinare pensieri di morte, mulina pensieri di vita.
Il fotografo, grazie all’esercizio dello sguardo che lo caratterizza svela l’essenza del luogo e ci aiuta a Trouver Trieste.
Testo tratto dalla mostra Vedute e visioni di Porto Vecchio negli scatti della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte e dintorni a cura di Claudia Colecchia, Sala Selva di Palazzo Gopcevich dal 25 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020)