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#15 Scatto

La fortuna iconografica dell’imperatrice Elisabetta d’Austria trova riscontro nella ricca collezione fotografica della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste.

L’imperatrice si fa icona di una bellezza sfuggente, irraggiungibile, predilige la fotografia in studio, in posa, palesando una fobia dello sguardo, specie nei confronti degli estranei. Soprattutto con l’incalzare degli anni si sottrae alla vista, anche mediante l’utilizzo di barriere come il ventaglio, la veletta o il parasole bianco. Al contempo è raffinata collezionista di immagini. Tra il 1862 e il 1864 raccoglie le fotografie in 39 album.

Nell’album delle foto di famiglia è documentata la propria esistenza e il percorso personale di costruzione identitaria. Quest’ultimo assolve anche alla necessità di lasciare traccia nella memoria. Le fotografie diventano preziosi amuleti in grado di rievocare gli affetti, durante i frequenti viaggi che allontanano Elisabetta da casa: l’album le consente di narrare intenzionalmente la presenza e far scaturire la nostalgia connessa all’assenza.

La passione per la fotografia progressivamente si amplia fino a diventare passione per il collezionismo, in particolare, di scatti di donne sconosciute, legate dal comune tema della bellezza.

Ludwig Angerer, Die kaiserliche Familie im Jahre 1857 [Vienna], 1857 fotoincisione ; foglio 150x205 mm F20788

La più antica immagine dell’imperatrice, conservata negli archivi comunali triestini, è costituita da una fotoincisione risalente al 1857: unica immagine posseduta che la immortala con la famiglia imperiale.

Elisabetta è sposata da soli tre anni. Nella foto appaiono, seduti, da sinistra a destra: l’imperatrice Elisabetta con il principe ereditario Rodolfo e l’arciduchessa Gisella, l’arciduchessa Sofia e l’arciduca Francesco Carlo, genitori dell’imperatore. In piedi, l’imperatore Francesco Giuseppe, suo fratello, l’arciduca Ferdinando Massimiliano e sua moglie Carlotta, i suoi fratelli, l’arciduca Carlo Ludovico, l’arciduca Ludovico Vittorio. L’arciduchessa Sofia, come nella vita, sovrasta la scena, con lo sguardo sicuro, rivolto verso l’obiettivo del fotografo Ludwig Angerer. In un gioco di rimandi, l’arciduchessa Gisella volge le spalle al fotografo mentre guarda la madre che, a sua volta, di profilo pare guardare la suocera. Si tratta di uno scatto costruito, teso a esaltare il matriarcato imperiale, ponendo al centro la figura dell’arciduchessa Sofia, definita, non a caso, “l’unico uomo a corte”.

Alla foto di gruppo pubblica, presente in Fototeca, fa da contraltare l’unica foto di gruppo rubata alla dimensione privata.

Gruppo di marinai e giovani donne sul ponte di una nave: Elisabetta d'Austria [Madeira], [1860-1861] albumina ; 195x245 mm F190817

L’imperatrice è rigorosa nel divulgare esclusivamente il suo volto pubblico, obliando quello privato, ma in archivio esiste un positivo non ufficiale: si tratta di una foto scattata a Madeira, in cui Sissi appare serena e rilassata sul ponte di una nave in compagnia di damigelle e marinai. La stampa è stata donata al Comune da Alfredo Tominz, nel 1924. L’immagine è databile attorno al 1860 perché la pettinatura dell’imperatrice è assimilabile a quella delle foto scattate da Ludwig Angerer in quell’anno, mentre le dame di compagnia sembrano indossare lo stesso abbigliamento alla marinara che hanno in un altro celebre scatto del soggiorno a Madeira. Lo strumento musicale che ha in mano una dama è un machete, uno strumento musicale tipico dell’isola di Madeira che, secondo gli storici, sarebbe l’antenato dell’ukulele hawaiano. La presenza di questo strumento fa appunto presumere che la foto sia stata scattata in quest’isola anziché a Corfù, tappa successiva del viaggio.

Lo scatto è di straordinario interesse, non solo perché contro ogni convenzione o etichetta, l’imperatrice è ritratta in presenza di uomini non appartenenti alla famiglia imperiale o di alto rango, bensì semplici marinai, ma è anche l’unica fotografia scattata senza posa, in cui appare, sorridente e rilassata. Al contrario di altre immagini, progettate e realizzate per la diffusione mediatica, ci troviamo al cospetto di una foto, che si discosta da quelle convenzionali per la sua naturalezza e l’inconsueto contesto, emotivamente e fisicamente lontano dalle regali rappresentazioni.

La fotografia conferma che il soggiorno portoghese, motivato da ragioni di salute, consente all’imperatrice viaggiatrice di rifiorire e acquistare una sempre maggiore consapevolezza della propria bellezza.

 

 

Le due fotografie sono state esposte nella mostra “Elisabetta d’Austria, donna, imperatrice, viaggiatrice” curata da Marina Bressan e Marino De Grassi, tenutasi a Gorizia nel 2018 presso il Museo di Santa Chiara.

Ve la siete persa?

Presso la Biblioteca dei Civici Musei di Storia ed Arte è disponibile il catalogo della mostra che contiene il saggio “Gli sguardi di Elisabetta” a cura di Claudia Colecchia, dedicato alle foto dell’imperatrice conservate in Fototeca.

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